Quando chiesero a George Mallory, grande alpinista inglese, prima del suo terzo e fatale tentativo sull'Everest, perchè volesse scalare quella montagna rispose laconicamente "because it's there", perchè è lì. Non perchè è la più bella o la più alta, ma semplicemente perchè lì. Analogamente, la fotografia non deve riguardare solo le cose belle o alte, ma quelle semplicemente presenti. Perchè sono lì.
eh, sì, devo ammettere che Fulvio è sia un ottimo docente sia un uomo ed artista di stile rigoroso, ed inevitabilmente esercita una grande influenza. Grazie mille, Anna.
Grazie Anna, devo dire, pur essendone ovviamente lusingato, che ora il problema di Marco è proprio quello di non inoltrarsi troppo in là nel "bortolozzamento" del suo lavoro. La notte urbana torinese è un teatro affascinante che può essere declinato in infiniti modi. Non vedo l'ora di poter applaudire quello di un Marco ormai autonomo, seppur debitore in origine di quanto ho avuto l'onore di trsmettergli. Forza Marco! Tifiamo per te :-)
D'altro canto è inevitabile, soprattutto all'inizio, essere influenzati da un insegnante, in particolare se lo si stima molto, certo poi la bravura sta nel cercare, col tempo, un proprio stile.
Riguardo al tema notte, secondo me si dovrebbe organizzare un workshop di foto notturna urbana.
Grazie del consiglio Anna. Ho di recente attivato un corso breve, "City Lights" e a questo punto penso proprio che per la ripresa della stagione didattica proporrò anche un workshop specifico.
Anna, Fulvio, grazie dei commenti. Credo che ben più della scelta dei notturni torinesi (che detto per inciso, non sono tanto il focus principale dei miei progetti attuali, quanto l'inevitabile conseguenza di un lavoro diurno) devo a Fulvio altri e più importanti insegnamenti: innanzitutto la progettualità, il lavoro a tema, (vedi ad esempio http://www.unadoppiaesposizione.blogspot.it/2012/02/radici-quadre.html, che nasce come regalo per i 70 anni di mio padre), il ruolo determinante della procedura adottata E poi l'"autorizzazione" a uscire dall'obbligo narrativo dell'immagine, dal dogma del formato 3/2, e la spinta ritrarre le cose in quanto tali. E non ultima, la condivisa ghirrofilia estrema. Come ha detto proprio Fulvio, ad uno dei suoi corsi, nella foto come nella vita ci si sceglie non a caso. A prestissimo.
La prima mi piace molto, ha un che di fiabesco. In generale, Bortolozzo docet, eh? ;)
RispondiEliminaAnna
eh, sì, devo ammettere che Fulvio è sia un ottimo docente sia un uomo ed artista di stile rigoroso, ed inevitabilmente esercita una grande influenza. Grazie mille, Anna.
EliminaGrazie Anna, devo dire, pur essendone ovviamente lusingato, che ora il problema di Marco è proprio quello di non inoltrarsi troppo in là nel "bortolozzamento" del suo lavoro. La notte urbana torinese è un teatro affascinante che può essere declinato in infiniti modi. Non vedo l'ora di poter applaudire quello di un Marco ormai autonomo, seppur debitore in origine di quanto ho avuto l'onore di trsmettergli. Forza Marco! Tifiamo per te :-)
RispondiEliminaD'altro canto è inevitabile, soprattutto all'inizio, essere influenzati da un insegnante, in particolare se lo si stima molto, certo poi la bravura sta nel cercare, col tempo, un proprio stile.
EliminaRiguardo al tema notte, secondo me si dovrebbe organizzare un workshop di foto notturna urbana.
A presto!
Grazie del consiglio Anna. Ho di recente attivato un corso breve, "City Lights" e a questo punto penso proprio che per la ripresa della stagione didattica proporrò anche un workshop specifico.
EliminaAlla prossima! :-)
Anna, Fulvio, grazie dei commenti. Credo che ben più della scelta dei notturni torinesi (che detto per inciso, non sono tanto il focus principale dei miei progetti attuali, quanto l'inevitabile conseguenza di un lavoro diurno) devo a Fulvio altri e più importanti insegnamenti: innanzitutto la progettualità, il lavoro a tema, (vedi ad esempio http://www.unadoppiaesposizione.blogspot.it/2012/02/radici-quadre.html, che nasce come regalo per i 70 anni di mio padre), il ruolo determinante della procedura adottata E poi l'"autorizzazione" a uscire dall'obbligo narrativo dell'immagine, dal dogma del formato 3/2, e la spinta ritrarre le cose in quanto tali. E non ultima, la condivisa ghirrofilia estrema. Come ha detto proprio Fulvio, ad uno dei suoi corsi, nella foto come nella vita ci si sceglie non a caso. A prestissimo.
RispondiElimina